Il Dow Jones crolla di oltre 2.000 punti dopo che la Cina impone dazi di ritorsione; i titoli tecnologici guidano il crollo di Wall Street.

Il Dow Jones crolla di oltre 2.000 punti dopo che la Cina impone dazi di ritorsione; i titoli tecnologici guidano il crollo di Wall Street.

Wall Street

Venerdì Wall Street ha subito un’altra brutale svendita, con i principali indici azionari statunitensi che hanno registrato il peggior calo in due giorni dall’inizio della pandemia, mentre la Cina ha risposto con ampie tariffe di ritorsione contro le merci americane.

Gli investitori si stanno ora preparando a una potenziale recessione globale innescata dalle crescenti tensioni commerciali sotto l’amministrazione del presidente Donald Trump.

Il Dow Jones Industrial Average è crollato di ben 2.011 punti, ovvero del 4,98%, registrando la sua peggiore perdita in una sola giornata dal giugno 2020.

Sommato al crollo di 1.679 punti di giovedì, l’indice blue-chip ha ora perso il 14% dal suo recente massimo storico, mentre si intensificano i timori di una guerra commerciale a tutto campo con la Cina.

L’indice S&P 500 ha seguito l’esempio, perdendo il 5,4% venerdì dopo aver ceduto il 4,84% il giorno precedente.

L’indice di riferimento è ora in calo del 17% rispetto al suo picco, avvicinandosi sempre più al territorio del mercato ribassista.

Nel frattempo, il Nasdaq Composite, fortemente orientato al settore tecnologico, è crollato del 5,5%, aggiungendosi alla perdita del 6% di giovedì, e ora si trova al 22% al di sotto del suo massimo di dicembre – un mercato ribassista ufficiale secondo gli standard di Wall Street.

L’ansia degli investitori è aumentata dopo che il Ministero del Commercio cinese ha annunciato un pesante dazio del 34% su tutte le merci statunitensi, una mossa che ha infranto le speranze di negoziati diplomatici e ha invece confermato un’escalation economica di ritorsione.

Le aggressive contromisure hanno suscitato preoccupazioni per una grave interruzione delle catene di approvvigionamento globali e delle industrie dipendenti dalle esportazioni.

I titoli tecnologici hanno subito il peso maggiore del crollo di venerdì, con alcune delle più grandi aziende statunitensi che hanno registrato perdite significative a causa della loro dipendenza dai mercati cinesi.

Le azioni Apple sono crollate del 7%, aggiungendosi a una perdita settimanale del 13%. Nvidia, un attore chiave nei mercati dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori, è scesa dell’8%. Anche Tesla ha subito un duro colpo, perdendo il 10% a causa della crescente incertezza legata al commercio.

Neanche i grandi esportatori industriali sono stati risparmiati. Boeing e Caterpillar, entrambi fortemente dipendenti dalla domanda internazionale, sono scesi rispettivamente del 9% e del 6%, trascinando al ribasso il Dow Jones.

Oltre alle tariffe, Pechino ha intensificato la pressione sulle imprese americane ampliando la sua “lista di entità inaffidabili”, che prende di mira le aziende accusate di violare le regole di mercato. Inoltre, le autorità di regolamentazione cinesi hanno avviato un’indagine antitrust contro il gigante chimico DuPont, provocando un crollo del 12% del suo titolo azionario.

In una classica fuga verso la sicurezza, gli investitori si sono riversati sui titoli di stato. Il rendimento del Treasury note decennale statunitense è sceso sotto il 4%, segnalando una corsa verso gli asset rifugio mentre i mercati azionari crollavano.

Nel frattempo, l’indice di volatilità CBOE (VIX), comunemente noto come “indicatore della paura” di Wall Street, ha superato quota 40, un livello tipicamente associato a un intenso panico di mercato.

Nel caos del mercato, il rapporto sull’occupazione di marzo ha dipinto un quadro contrastante.

L’economia statunitense ha creato 228.000 posti di lavoro non agricoli, ma il tasso di disoccupazione è salito al 4,2%.

Il presidente Trump, tuttavia, ha esaltato i dati sulla sua piattaforma Truth Social, affermando che la sua strategia tariffaria stava già dando i suoi frutti.

Con l’intensificarsi della guerra commerciale, gli operatori di mercato stanno ora monitorando attentamente le ulteriori misure di ritorsione di Pechino e le potenziali risposte politiche della Federal Reserve, che sta già lottando contro le pressioni inflazionistiche e il rallentamento della crescita.

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