
Con una significativa vittoria procedurale, Apple è riuscita a proteggere le proprie informazioni commercialmente sensibili dagli avversari in una causa antitrust in corso in India.
Secondo un ordine confidenziale, il gigante tecnologico ha bloccato l’accesso a dati riservati, parte delle conclusioni preliminari della Competition Commission of India (CCI) contro l’azienda statunitense, a Match Group, proprietaria di Tinder, e a una coalizione di startup.
La controversia legale ruota attorno a un’indagine avviata dalla CCI lo scorso anno, che ha concluso che Apple ha abusato della sua posizione dominante nel mercato degli app store sul suo sistema operativo iOS, a danno degli sviluppatori di app, degli utenti e dei processori di pagamento concorrenti.
Apple ha negato con veemenza qualsiasi illecito, sostenendo di essere un attore relativamente piccolo nel mercato indiano, dove i telefoni con sistema operativo Android di Google detengono una posizione di predominio.
Sebbene la fase istruttoria sia conclusa, i membri senior della CCI devono ancora esaminare le risultanze ed emettere una sentenza definitiva.
Questa decisione potrebbe avere conseguenze significative per Apple, potenzialmente portando a multe sostanziali e persino costringendo l’azienda a modificare le proprie pratiche commerciali qualora venisse ritenuta colpevole di comportamento anticoncorrenziale.
Controversia sui dati: oscuramenti e accesso negato
L’attuale controversia ruota attorno alla richiesta di Match Group e dell’Alliance of Digital India Foundation (ADIF), un gruppo che rappresenta le startup indiane, di accedere a determinate informazioni riservate che erano state oscurate dai rapporti di indagine condivisi con le parti.
Queste informazioni includevano dettagli sui pagamenti agli sviluppatori e sul totale delle fatture, dati che le parti avverse sostenevano essere cruciali per la loro causa.
Match Group ha sostenuto che Apple aveva “effettuato tagli eccessivi e ingiustificati nelle sue comunicazioni” in tutto il mondo “per ostacolare un’efficace verifica delle sue pratiche”.
Tuttavia, la CCI si è schierata con Apple, respingendo le argomentazioni di Match in un ordine confidenziale di 13 pagine emesso il 3 marzo e visionato da Reuters.
L’ordinanza ha evidenziato le preoccupazioni di Apple, osservando che “il semplice fatto che Match sia coinvolta in procedimenti antitrust simili” con l’azienda altrove causerà danni ad Apple se le sue informazioni commercialmente sensibili saranno fornite a Match.
La CCI ha infine concluso che “la divulgazione di tali informazioni oscurate in questa fase ad ADIF e Match non è né necessaria né opportuna… e la divulgazione delle stesse potrebbe potenzialmente arrecare danno agli interessi di Apple e di altre terze parti”.
Né la CCI, né Apple, né Match Group, né ADIF hanno rilasciato commenti.
Origini del caso: una denuncia da parte di un’organizzazione non profit.
La causa indiana è stata inizialmente intentata da un’organizzazione no-profit relativamente sconosciuta chiamata “Together We Fight Society”, che ha sostenuto che la commissione in-app di Apple, che può raggiungere il 30%, danneggia ingiustamente la concorrenza aumentando i costi sia per gli sviluppatori di app che per i consumatori.
Secondo i dati di Counterpoint Research, alla fine del 2024 iOS di Apple alimentava circa il 4% dei 712 milioni di smartphone in uso in India, mentre la quota di mercato rimanente era dominata dal sistema operativo Android di Google.
Tuttavia, la base di utenti di smartphone Apple nel paese ha registrato una crescita significativa negli ultimi anni, quintuplicandosi negli ultimi cinque anni.
Nonostante questa vittoria procedurale, Apple ha ancora una lunga strada da percorrere nella causa antitrust indiana.
L’azienda può ancora contestare le conclusioni dell’indagine della CCI, e si prevede che i membri senior dell’organismo di controllo emetteranno una sentenza definitiva nelle prossime settimane.
La battaglia antitrust di Google in India
Questo caso presenta alcune somiglianze con una battaglia antitrust simile che ha coinvolto Google in India.
Nel 2022, la CCI ha imposto a Google una multa di 113 milioni di dollari e ha ordinato all’azienda di consentire l’utilizzo di sistemi di fatturazione di terze parti e di cessare di obbligare gli sviluppatori a utilizzare il suo sistema di pagamento in-app, che applica commissioni dal 15% al 30%.
Google ha negato qualsiasi illecito e sta contestando la decisione della CCI.
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