Il capo del FMI mette in guardia sull’incertezza economica in mezzo alle tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina e UE.

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Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) rivedrà al ribasso le sue previsioni di crescita globale a causa delle crescenti tensioni commerciali e della volatilità dei mercati, ma non è probabile una recessione globale, ha dichiarato giovedì la direttrice generale Kristalina Georgieva.

Georgieva ha parlato presso la sede del FMI a Washington prima delle riunioni primaverili del FMI e della Banca Mondiale della prossima settimana, sottolineando il costo economico di quello che ha descritto come un riavvio del sistema commerciale globale.

Le imprevedibili variazioni delle politiche commerciali

Secondo Reuters, il capo del FMI ha descritto un quadro di economia globale sconvolta da aggiustamenti imprevisti nelle politiche commerciali.

“Le interruzioni comportano costi”, ha dichiarato Georgieva in un discorso preparato, indicando che le previsioni aggiornate del FMI mostreranno “notevoli riduzioni” della crescita, nonché un’inflazione più elevata in alcune regioni.

Ha citato Il mago di Oz, dicendo: “Non siamo più nel Kansas”, sottolineando l’incertezza senza precedenti.

Ha avvertito che la volatilità aveva già innescato segnali di stress sui mercati finanziari, citando le recenti variazioni della curva dei rendimenti dei titoli del Tesoro USA.

Aumento delle tariffe, ripercussioni globali

Secondo Georgieva, le recenti tariffe imposte dagli Stati Uniti, così come le misure di ritorsione adottate da Cina e Unione Europea, hanno aumentato le tensioni economiche globali.

Queste misure hanno innalzato le tariffe effettive statunitensi a livelli mai visti da decenni, provocando contromisure che ora stanno colpendo le economie di tutto il mondo.

“Mentre i giganti si scontrano, i paesi più piccoli vengono travolti dalle correnti incrociate”, secondo Georgieva.

Poiché gli Stati Uniti, l’Unione Europea e la Cina sono i tre maggiori importatori al mondo, le loro tensioni hanno conseguenze di vasta portata per le economie più piccole ed emergenti, in particolare per quelle già vulnerabili a condizioni finanziarie più restrittive.

Dolore a breve termine e rischi a lungo termine

Sebbene alcune grandi economie possano ricevere un breve impulso dagli investimenti interni in reazione ai dazi, Georgieva ha avvertito che i vantaggi tardano ad emergere e sono distribuiti in modo ineguale.

Il protezionismo a lungo termine, d’altra parte, danneggerà quasi certamente la produttività e la creatività.

“Il protezionismo, a lungo termine, mina la produttività, soprattutto nelle economie più piccole”, ha affermato Georgieva.

Ha sostenuto che, proteggendo le industrie dalla concorrenza estera, i governi rischiano di ostacolare l’innovazione e l’imprenditorialità.

Georgieva ha inoltre esortato i governi a mantenere l’impegno per le riforme economiche e finanziarie, sottolineando la necessità di una politica monetaria credibile e flessibile, di un’efficace vigilanza finanziaria e della salvaguardia dei flussi di aiuti ai paesi a basso reddito.

Ha inoltre sottolineato la necessità di flessibilità del tasso di cambio per le nazioni emergenti, sostenendo che ciò le aiuterebbe a superare i ricorrenti shock globali.

Georgieva ha lanciato un chiaro appello alla diplomazia, incoraggiando le principali economie mondiali a tornare al tavolo delle trattative e a stabilire un accordo commerciale che promuova l’apertura, invertendo al contempo la crescita delle tariffe e delle barriere non tariffarie.

“Abbiamo bisogno di un’economia mondiale più resiliente, non di una deriva verso la divisione”, ha risposto. “Tutti i paesi, grandi e piccoli, possono e devono fare la loro parte per rafforzare l’economia globale in un’era di shock più frequenti e gravi”.

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