Morning Bell: i mercati arretrano per paura di una recessione 

AGI – I mercati hanno paura che la stretta monetaria avviata dalle banche centrali possa far scivolare l’economia in recessione e arretrano.

Le Borse asiatiche cedono e così anche i future a Wall Street e in Europa, dopo che Wall Street ha chiuso il suo peggior semestre da 50 anni. L’indice S&P 500 ha accusato una perdita del 21%, mai così male dal 1970.

A sua volta il Nasdaq ha segnato un ribasso del 30%, il peggiore dal 2002 e il Dow Jones è sceso del 16% a giugno, il peggior mese dal marzo 2020.

Da Sintra il presidente della Fed Jerome Powell ha parlato del rischio calcolato di una frenata della crescita, non escludendo la possibilità di una recessione come prezzo da pagare per riportare l’inflazione sotto controllo. E questo ha innescato una spirale di grande incertezza e di sfiducia sui mercati.

In Asia il petrolio è poco mosso dopo aver perso il 3% ieri a New York per paura della recessione. Tokyo cede oltre un punto e mezzo percentuale, giù Shanghai e Hong Kong arretra di oltre mezzo punto percentuale.

A Hong Kong John Lee Ka-chiu ha giurato davanti al presidente cinese, Xi Jinping, entrando ufficialmente in carica come nuovo capo esecutivo dell’isola.

La “vera democrazia” di Hong Kong, ha detto Xi, che per festeggiare i 25 anni del ritorno dell’isola alla Cina, si è recato per la prima volta fuori dal mainland del suo Paese dall’inzio della pandemia, è iniziata un quarto di secolo fa, con “il ritorno dei territori alla madrepatria” che ha aperto “una nuova epoca nella sua storia”.

Intanto l’attività manifatturiera frena in Asia a giugno, meno in Cina dove i Pmi tornano sopra i 50 punti per la prima volta dallo scorso febbraio, anche se il rischio di forti rallentamenti in Europa e negli Usa rafforzano il pericolo di una recessione globale. In frenata l’attività manifatturiera in Giappone, Corea del Sud, India e Taiwan, che a giugno rallenta a causa dell’aumento dei costi e delle interruzioni negli approvvigionamenti.

A Wall Street i future cedono intorno a un punto percentuale, dopo aver chiuso ieri in forte ribasso una giornata altalenante, col Nasdaq che ha registrato il suo quarto calo di fila. Ora, c’è una sola cosa su cui gli investitori sembrano essere d’accordo, che una forte volatilità e ulteriori turbolenze aspettano i mercati.

“Più inflazione e la Fed: questi sono i rischi più grandi in questo momento” commenta Katie Nixon, chief investment officer di Northern Trust Wealth Management, la quale ha spiegato al Wall Street Journal che la sua azienda ha puntato su Wall Street, scommettendo che l’economia Usa rallenterà, ma senza entrare in recessione e investendo nelle aziende focalizzate sulle risorse naturali e quindi pronosticando che l’inflazione persisterà più a lungo di quanto ci si aspetti.

Sul fronte obbligazionario la paura di recessione ha fatto scendere i rendimenti dei Treasury. Il 10 anni è arretrato sotto al 3%, attestandosi al 2,96%. In calo di quasi un punto percentuale anche i future sull’EuroStoxx 50, dopo che le Borse europee ieri hanno chiuso in deciso calo, specie Milano che ha perso il 2,47%, penalizzata dalle perdite del settore bancario, dopo le parole del presidente del Consiglio di vigilanza della Bce, Andrea Enria, che, nel corso di un’audizione in Commissione Affari economici al Parlamento europeo, ha affermato che la Bce vuole chiedere alle banche di inserire nei loro business plan lo scenario di una possibile recessione e di utilizzare questa nuova base di calcolo per approvare le proposte sui dividendi.

L’idea verrà discussa la prossima settimana dal Consiglio di vigilanza. In Italia, pesano anche le tensioni politiche, che alimentano l’incertezza sulla tenuta del Governo, dopo che il presidente del Consiglio, Mario Draghi, è stato costretto a rientrare anzitempo dal vertice Nato di Madrid. Inoltre il Tesoro per collocare i titoli del debito ha dovuto riportare i tassi sui Btp a 5 e 10 ai massimi rispettivamente dal 2013 e da l 2014, cioè al top dai tempi della crisi del debito dell’Eurozona.

Anche lo spread è tornato sopra 200 punti, contro i 198 della chiusura di ieri. Il rendimento dei titoli italiani si è attestato al 3,421%. L’euro è sceso sotto 1,05, ai minimi da due settimane sul dollaro e ai minimi dal 2015 sul franco svizzero, sulla scia della domanda per le divise rifugio, e il petrolio resta saldamente sopra quota 100 dollari, anche se ieri l’Opec+ ha confermato i suoi preannunciati incrementi della produzione di 648.000 barili al giorno, una strategia che finora ha contributo al rialzo dei prezzi del greggio. Intanto i russi si sono ritirati dall’Isola dei Serpenti, il suo avamposto strategico nel mar Nero. Una fuga bella e buona, secondo il comando operativo meridionale ucraino, mentre per Mosca si tratta di “un passo di buona volontà” per non ostacolare gli sforzi Onu’ sull’export del grano.

Biden: Cina sfida sistemica, Russia minaccia diretta

Per la Nato “la Russia è una minaccia diretta e la Cina è una sfida sistemica”. Lo ha dichiarato il presidente degli Usa, Joe Biden, in conferenza stampa al termine del vertice di Madrid. Nei prossimi giorni gli Stati Uniti invieranno nuove armi all’Ucraina per 800 milioni di dollari. “Continueremo a sostenere l’Ucraina finchè necessario”, ha assicurato Biden, secondo il quale la Russia ha già avuto un “colpo” dall’Ucraina con “la perdita della sua statura internazionale” e i mancati successi militari che ne hanno ridimensionato l’immagine.

Il vertice Nato di Madrid è stato “un summit storico” ha dichiarato Biden, sottolineando come avesse avvertito l’omologo russo, Vladimir Putin, che in caso di attacco all’Ucraina “si sarebbe ritrovato una Nato più forte e più unita a difesa dell’ordine internazionale basato sulle regole”. “Questo vertice ha rafforzato l’alleanza perché possa affrontare le sfide presenti e le minacce del futuro”, ha proseguito il presidente americano, elencando i risultati ottenuti dal summit, dal nuovo piano di aiuti all’Ucraina allo ‘Strategic Concept’ al 2030. “L’ultima volta che abbiamo approvato uno Strategic Concept risale a 12 anni fa e allora la Russia veniva definita un continua a leggere sul sito di riferimento

L’articolo Morning Bell: i mercati arretrano per paura di una recessione  proviene da Cittadi.it – News.

Economia